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giovedì 8 dicembre 2011

“Adieu vieille Europe, que le diable t’emporte”

Cosi recitava un vecchio canto dei combattenti della legione straniera francese: “addio vecchia Europa,che il Diavolo ti porti”. E’ un’Europa vecchia e debole quella che si presenta alla prova del ventunesimo secolo,un’Europa stanca, decadente, eterodiretta e zeppa di padroncini e capetti. L’attuale situazione economica affonda le sue radici in scelte politiche folli tra cui spicca la creazione del WTO,il mercato globale che doveva esaltare le presunte proprietà terapeutiche del liberismo e che invece ha finito per dar ragione a quelle economie che non conoscono stato sociale o che fondano il proprio stile di vita su cardini per noi alieni, radicando il proprio benessere su diverse aspettative. Le teorie che rappresentano la spina dorsale delle nostre economie vacillano e i tecnici stessi brancolano nel buio tra chi auspicherebbe un ritorno a impostazioni “stataliste” e chi invece sostiene che il liberismo non sia fallito ma male applicato. L’ideologia democratica stessa vacilla, coi parlamenti che perdono di credibilità, la politica che s’inabissa in tutto il continente tra corruzione e scandali sessuali e incapacità decisionale. Quella che era stata annunciata come crisi economica sembra sempre più una vera e propria decomposizione che sta travolgendo il nostro welfare state e la nostra stessa essenza culturale europea,andando a braccetto con una immigrazione sradicante che i governi, incapaci di assumersi la responsabilità di scelte radicali, non riescono a controllare. Tra “indignados” che si limitano a manifestare la propria rabbia sfasciando le vetrine con gli estintori senza proporre ne costruire,privi di organizzazione, gerarchie e quindi incapaci di costituire una vera alternativa al deserto culturale e politico che avanza e poteri finanziari sempre più arroganti e tentacolari sembriamo avviarci sempre più verso inquietanti prospettive “orwelliane”. L’unica forza dell’Europa risiede ormai negli europei stessi; nella loro mai del tutto sopita capacità di rialzarsi e far leva sui bagliori del passato per costruire il futuro. Gli europei, infatti, non sono gli americani. O per lo meno non ancora; non tutti. Tutto sta nel vedere quanto i singoli e le comunità sapranno reagire a questa marcescenza ed espellere tutte quelle forze interne ed esterne che puntano alla disgregazione delle nostre comunità nazionali. Certamente sarà una battaglia lunga e terribile ma è già successo in passato. Potrebbe succedere ancora. Dipende tutto da noi.
Lorenzo Galligani