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mercoledì 11 maggio 2011

LA DEMOCRAZIA DI GIORGIO GABER

Giorgio Gaber in un suo famoso monologo intitolato “La Democrazia” dice la sua sul sistema politico più in voga in questo periodo. Il “Signor G.” è, come al solito sprezzante, irriverente, anticonformista, scomodo e chi più ne ha più ne metta per definire la sua singolare forma mentis. L’inizio è significativo: “Dopo anni di riflessione sulle molteplici possibilità che ha uno Stato di organizzarsi sono arrivato alla conclusione che la democrazia è il sistema più democratico che ci sia!”, subito mette in ridicolo la pretesa aprioristica democratica che nel tempo ha fatto sì che, quasi unilateralmente, fosse eletta a ancora di salvezza politica e risoluzione di tutti i mali.“D'altronde, diciamolo, come si fa oggi a non essere democratici? Sul vocabolario c'è scritto che "democrazia" significa "potere al popolo". Sì, ma in che senso potere al popolo? Come si fa? Questo sul vocabolario non c 'è scritto.” Poi si sofferma sul carattere cosiddetto “rappresentativo” della democrazia e, mettendola in ridicolo, ci mette poco a smontarlo dimostrando quanto essa sia spesso una mera delega di impegni non basata spesso, sulla reale conoscenza delle problematiche del paese e delle personalità da eleggere a propri rappresentanti.
Appare d’attualità il seguente passaggio, che burlescamente lo sintetizza: “..fa sì che tu deleghi un partito che sceglie una coalizione che sceglie un candidato che tu non sai chi è, e che tu deleghi a rappresentarti per cinque anni, e che se lo incontri ti dice giustamente: "Lei non sa chi sono io!". Questo è il potere del popolo!”. Poi passa ad analizzare come la democrazia sia spesso svilita in bieca lotta voto a voto con annesse creazioni di coalizioni talvolta pure grottesche animate da un mero “trasformismo” che purtroppo è sempre stata una nostra piaga. Il finale è dolce-amaro, tragicomico, una riflessione schietta e realistica che lascia ben pochi dubbi sulla sua visione della democrazia, da lui vista praticamente come un enorme teatro burocratico e istituzionale che funge da “oppio” sociale e allieta le società illudendole di avere un reale e concreto potere decisionale, politico e le convince di vivere nel miglior sistema governativo possibile del quale magari devono anche andare fiere e farsene un vanto. Gaber si pone così, “mutatis mutandis” sulla stessa falsariga dei vari Hobbes (“Il Leviatano”), Orwell (“1984” e “La fattoria degli animali”), Junger (“Il Trattato del Ribelle”) che, in maniera lucida, si preoccupano di illuminare le menti dei propri lettori sulla loro reale situazione sociale. Per chiudere propongo qualche altro spunto e riflessione di vari intellettuali:
“si ha allora la tirannia più balorda e più odiosa; la tirannia mascherata da libertà.” (Luigi Pirandello) Un popolo che vuole governarsi da sé deve armarsi del potere che procura l'informazione. Un governo popolare, quando il popolo non sia informato o non disponga dei mezzi per acquisire informazioni, può essere solo il preludio a una farsa o a una tragedia, e forse a entrambe. (James Madison) “Democrazia: non essendosi potuto fare in modo che quel che è giusto fosse forte, si è fatto in modo che quel che è forte fosse giusto.” (Blaise Pascal) 
Marco Mungai